Chiedeva nelle case: – Avete nulla da stagnare?
– Sì, – gli risposero, – ma a voi non la diamo perché siete matto.
– Come matto? Io sono più savio di voi! Cosa dite?
– Diciamo che per la strada non fate che parlare da solo.
– Macché solo. Discorrevo con mio figlio.
– Dove l’avete questo figlio?
– In tasca.
– Ecco: cosa dicevamo? Siete matto.
– Be’, ve lo farò vedere[13], – e tirò fuori Cecino a cavallo[14] d’un suo dito.
– Oh, che bel figliolo! Mettetelo a lavorare da noi, che gli facciamo far la guardia al bue.
– Ci staresti, Cecino?
– Sì.
– E allora, ti lascio qui e passerò a riprenderti stasera.
Cecino fu messo a cavallo d’un corno del bue e pareva che il bue fosse solo. Passarono due ladri e visto il bue incustodito lo vollero rubare. Ma Cecino si mise a gridare[15]: – Padrone! Vieni, padrone!
Corse il contadino e i ladri gli chiesero: – Buon uomo, da dove viene questa voce?
– Ah, – disse il padrone. – È Cecino. Non lo vedete? È lì su un corno del bue.
I ladri guardarono Cecino e dissero al contadino:
– Se ce lo cedete per qualche giorno vi faremo diventare ricco[16], – e il contadino lo lasciò andare[17] coi ladri.
Con Cecino in tasca, i ladri andarono alla stalla del Re per rubare cavalli. La stalla era chiusa, ma Cecino passò per il buco della serratura, aprì, andò a slegare i cavalli e corse via[18] con loro nascosto nell’orecchio d’un cavallo. I ladri erano fuori ad aspettarlo, montarono sui cavalli e galopparono via a casa.
Arrivati a casa dissero a Cecino:
– Senti, noi siamo stanchi e andiamo a dormire. Da’ tu la biada ai cavalli.
Cecino cominciò a mettere le museruole ai cavalli, ma cascava dal sonno e finì per addormentarsi in una museruola. Il cavallo non s’accorse di lui e lo mangiò insieme alla biada.
I ladri, non vedendolo più tornare, scensero a cercarlo nella stalla.
– Cecino, dove sei?
– Sono qui, – rispose una vocina, – sono in pancia a un cavallo!
– Quale cavallo?
– Questo qui!
I ladri sbuzzarono un cavallo, ma non lo trovarono.
– Non è questo. In che cavallo sei?
– In questo! – e i ladri ne sbuzzarono un altro.
Così continuarono a sbuzzare un cavallo dopo l’altro finché non li ebbero ammazzati tutti, ma Cecino non l’avevano trovato. S’erano stancati e dissero:
– Peccato![19] l’abbiamo perso! E per di più[20] abbiamo perso tutti i cavalli! Presero le carogne, le buttarono in un prato e andarono a dormire.