Москва – Италия. Mosca – Italia. Билингва: Rus/Ita - страница 7

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 Alessandra, non essere triste! Ce la farai!

Non sto dormendo! Sì! Esattamente! Mi ha chiamato col mio nome terreno! Siamo venuti qui per un tour dei luoghi di Brodsky! La mia memoria sta tornando, ricordo piano piano come siamo partiti da Milano in autobus, arrivati prima al molo di San Marco, e poi in barca all’isola cimiteriale di San Michele».

A. Kriuchkova, romanzo «Angelo custode»,

parte 3. «Sette secondi»,

capitolo 3. «Labirinto del subconscio»


Gli italiani hanno una superstizione: non si può andare a Venezia con la persona amata, altrimenti ci si lascia per un motivo o per l’altro dopo il viaggio.


« – Devi andare a Venezia con la tua persona amata!

– Lo pensavo anch’io. Ma l’italiano, il direttore della fabbrica, con il quale comunichiamo per lavoro, ha detto che Venezia è considerata in Italia una città sfortunata per gli innamorati, che porta alla separazione eterna. Mi ha fatto degli esempi dalla sua vita e da quella dei suoi amici, quando dopo il viaggio i fidanzamenti furono interrotti ed una ragazza morì addirittura!

– Probabilmente è per questo che Venezia piange!»

A. Kriuchkova, romanzo «Angelo custode»,

parte 2. «La trappola dei sogni»,

capitolo 4. «La ragazza ed il lupo»


Forse è per questo che Venezia appare nelle poesie di Kriuchkova come una città di fantasmi, e nella sua prosa come un «palcoscenico teatrale con decorazioni di cartone», dove anche «La luna nel cielo è di cartone» e si riflette «nell’acqua di cartone». Citiamo Tatiana Trubnikova:


«Venezia, una città mistica, un viaggio in cui, secondo la leggenda italiana, con una persona cara minaccia la separazione eterna, appare nel romanzo come una minacciosa città nera in lutto per fantasmi. La descrizione dell’autore della Luna di cartone nel cielo e del suo riflesso di cartone nell’acqua di cartone (!) fa una forte impressione – come un tuffo nella follia nel momento in cui provi tu stesso i sentimenti del protagonista e realizzi il cambiamento di sfaccettature nella tua propria testa.»6


« – Cos’è questo? – ho chiesto involontariamente.

– Dipingo, – mi ha risposto il compositore imbarazzato.

C’erano dei quadri sugli scaffali vicino alla finestra, tanti quadri. Mostravano tutti una città nera. Case nere. Piccole finestre cieche. Nebbia grigia. Luna piena… Questa mi era una città dolorosamente familiare. La mia città preferita. Città sull’acqua. Ma nei quadri sembrava completamente «di cartone», come un palcoscenico teatrale con decorazioni di cartone… Artificiale… Spaventosa… Inquietante…